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Considero questa “Suite” una sorta di Mingus “apocrifo” tanta è la vicinanza...

Grazie ad Alessandro Nobis per la bella recensione su Mingus Suite!

"Ci sono almeno tre modi per celebrare l’arte dei grandi padri della musica afroamericana, e non solo di questa: utilizzare gli spartiti originali – quando esistono – e suonarli rispettandoli totalmente, utilizzare i temi e poi aggiungere improvvisazioni usando le più diverse line – up, oppure in ultima analisi ispirarsi all’autore e comporre nuova musica. Quest’ultima è la strada scelta dal pianista, compositore ed arrangiatore Adriano Clemente, che ha composto per un settetto – l’Akashmani Ensemble – una suite dedicata in tutto e per tutto, compresa la bella copertina di Mariano Gil, al contrabbassista, band leader ed autore di Nogales Charles Mingus.

Personalmente considero questa “Suite” una sorta di Mingus “apocrifo” tanta è la vicinanza – negli arrangiamenti, nella struttura dei brani, nello spirito – alla musica così importante e originale nella storia del jazz come quella composta da Mingus.

Clemente, nella sua scrittura, immagina un ultimo concerto del contrabbassista, alla fine del quale il clarinetto basso e un ritmo da “funeral band” annunciano con un “requiem” la morte del musicista sul palco; ascoltate ad esempio il bellissimo ed ispirato blues “The last Blues”, appunto, che l’autore immagina scritta dallo stesso Mingus dopo avere saputo della propria dipartita.

Un disco che mi ha davvero impressionato per la dedizione ed il rispetto con i quali Adriano Clemente ha ideato, affrontato e decisamente vinto questa insidiosa sfida, vinta anche grazie ai bravissimi dell’Akashmani Ensemble, ovvero Francesco Lento alla tromba, Mario Corvini al trombone, Daniele Tittarelli al sax alto, Marco Guidolotti al clarinetto basso e sax baritono, Riccardo Fassi al pianoforte, Andrea Nunzi alla batteria, Dario Rosciglione e Raffaele Toninelli che si alternano al contrabbasso.

Delle ultime due tracce che esulano dalla suite e che chiudono il CD, vi segnalo il secondo, “For my father”, composto ed eseguito al pianoforte dallo stesso Clemente con il sempre evocativo sax di Roberto Ottaviano.

Una delle migliori e più intriganti produzioni della Dodicilune, ed uno dei più alti esempi del recente jazz italiano."

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